mercoledì 18 febbraio 2009

La casa dalle finestre che ridono

Dopo tanta attesa sono finalmente riuscito a vedere un film speciale: la casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati. Il film racconta di un restauratore che viene chiamato per restaurare un affresco fatto da un pittore morto suicida. Accadono però strane cose nel paesino del ferrarese teatro della vicenda. Quando anche la morte fa la sua comparsa, il reastauratore comincia ad indagare incuriosito e porta a galla, per la gioia dello spettatore, tutto il marcio che giace sotto la maschera borghese dei cittadini del luogo.
credits: movieplayer.it
Il film è straordinario, uscito nelle sale nel lontano 1976, conserva tutto lo smalto e la brillantezza di allora. E' di un anno posteriore a Profondo rosso di Dario Argento, ma ricorda di più i primi film del grande Dario. I ritmi somigliano a quelli di L'uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code, anche se Avati ha ambientazioni più noir, cupe, quasi introspettive. L'uso della macchina da presa è molto interessante ed il montaggio alterna primissimi piani di mani, tasche ed oggetti a riprese in medio campo dello straordinario Lino Capolicchio. Un film elegante, misurato, esteticamente ricercato, affascinante.
Nonostante 20 anni lo separino dall'Arcano incantatore c'è un sottile filo che unisce i due films; un filo fatto di mistero, di non detto, di persone che non sono quello che sembrano, di ineluttabilità degli eventi.

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