Sono stato venerdì al teatro Carignano a vedere una delle ultime recite di zio Vanja di Anton Checov, per la regia di Gabriele Vacis. Inutile dire che il testo è qualcosa di straordinario. Non mi ero reso conto di quanto attuale sia, ma d'altronde il teatro è vita e la vita è sempre attraversata dalle stesse pulsioni ed emozioni. Non ricordavo di aver assistito ad un Vacis così emozionante. Vitale lo era sempre stato, anche se forse un po' sopra le righe, ma in questo allestimento è misurato ed efficace. Che dire degli attori? Michele Di Mauro, il professore, ed Eugenio Allegri, Vanja, sono in stato di grazia; intrisi di vita, spinti e trattenuti dalle passioni umane. Un ultimo commento meritano le scenografie. Così come i personaggi sono spinti e trattenuti ad un tempo, fanno un passo avanti ed uno indietro, allo stesso modo le scene si montano e si smontano, si costruiscono e si disfano. I mobili, i tavoli, gli oggetti tutti si stringono attorno ai personaggi per dargli senso e protezione e poi ripartono per allontanarsi, in una scenografia in costante mutamento, come la psiche umana.
Non ho idea degli spostamenti e della diffusione che avrà questa produzione (se scopro qualcosa vi faccio sapere), ma se avete l'occasione di incrociarlo, non fatevelo scappare.
Ritorno al delirio, di Antonio Tentori
9 mesi fa
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